Nuovi boss, nuova vigliaccheria.

“Giuro su questa punta di pugnale bagnata di sangue, di essere fedele sempre a questo corpo di società di uomini liberi, attivi e affermativi appartenenti alla Sacra Corona Unita e di rappresentarne ovunque il Santo, San Michele Arcangelo”

In una tranquilla mattina di metà maggio, alle 7:45, a Brindisi con un telecomando a distanza hanno fatto saltare tre bombole del gas falciando gli studenti che entravano a scuola. L’Istituto professionale Morvillo Falcone era frequentato da molti pendolari, in particolare da ragazzi dal vicino paese di Mesagne.

Il territorio in questione, come molti altri in Puglia, è sotto il controllo della Sacra Corona Unita (SCU). Questa mafia nacque negli anni Ottanta nel Foggiano con il nome di Nuova Camorra per cercare di arginare l’avvento della mafia di matrice campana anche nella regione vicina. In poche parole; casa nostra mafia nostra.

Il suo fondatore era Giuseppe Rogoli, il quale viveva a Mesagne; il Brindisino è la zona, a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, dove la SCU crebbe. Il braccio destro di Rogoli, Antonio Antonica, aiutò alla crescita dell’associazione ed infatti in breve tempo diventò il personaggio di spicco della malavita mesagnese.

Molte famiglie si affiliarono, i Buccarella, i Donatiello e i Gagliardi per citare alcuni nomi, e nel 1987 nacque la Nuova Sacra Corona Unita (NSCU) con estensioni che raggiunsero il Tarantino e il Leccese. Iniziarono anche i primi contatti con i Balcani, accentuandosi con la caduta dei regimi comunisti. Con la fine degli anni Ottanta crebbero le lotte intestine tra Leccesi e Brindisini per avere il controllo delle crescenti ricchezze  e ci fu la separazione tra Antonica e Rogoli.

Con gli anni Novanta la Puglia diventò famosa per lo sbarco d’immigrati dalle zone dei Balcani, Albania ed ex Jugoslavia in particolare, e si svilupparono accordi con i gruppi malavitosi locali esportatori di droga, sigarette, ma soprattutto armi, regalando una potenza di fuoco alla SCU come non pochi e diventando i fornitori d’armi ufficiali anche per le altre mafie. Sono famose in questi anni le lotte sulle strade di campagna, che sembravano quasi un simpatico autoscontro guardandole da lontano, tra i blindati della polizia e le jeep modificate dei clan.

Con l’inizio alla lotta alla mafia, lo Stato decise di intervenire anche qui inviando l’Esercito per sette mesi nell’operazione “Salento” contro gli sbarchi e la SCU permettendo l’arresto di molti affiliati alle famiglie. Qui avvenne la nuova frattura con la nascita della Sacra Corona Libera, che si differenzia per l’abolizione dei riti di iniziazione e l’utilizzo senza problemi dei minorenni per i loro affari.

C’è stata una globalizzazione delle strutture, che è diventata quella tipica delle altre mafie, cioè una gerarchia dove al suo vertice c’è un boss che guida tutte le attività del proprio clan. La procura antimafia ha riconosciuto in tutta la regione quaransette famiglie e negli ultimi anni nel Brindisino c’era stato un cambio della guardia; a Giuseppe Rogoli e Salvatore Buccarella, era subentrato Francesco Campana che nell’aprile del 2011 era stato arrestato dopo anni di latitanza. La zona di arresto deve essere considerata Oria, perché si trova a pochi chilometri proprio da Mesagne e tutto deve portare a considerare con attenzione questa città.

Se un paesino di circa 28.000 abitanti ha un commissario dell’antiracket e una sede della DIA ci sarà un perché? Qui si concentra il grosso degli “organi” della SCU e l’arresto di Campana ha creato un vuoto di potere.

Nel vuoto si stanno sfidando i diversi luogotenenti per prendere il controllo del ricco ramo mafioso e ipotizzo che per un’azione del genere qualcuno sia riuscito ad emergere definitivamente. La violenza è un elemento fondamentale per affermare il proprio potere e così lo è sempre stato nei secoli. Se guardiamo alle lotte mafiose in Messico, azioni come il mozzare le teste o impiccare le persone dopo averle percosse non sono fatte per libido masochistico, ma come dimostrazione di forza verso le persone e gli altri clan.

Mettiamolo subito in chiaro, il tutto è avvenuto dopo il passaggio di Libera da quelle zone ed è un richiamo a coloro che hanno fatto dell’antimafia il loro verbo, ma dobbiamo vedere che il colpire proprio un gruppo di studenti venuti da Mesagne, quando un quarto d’ora dopo si avrebbe avuto effetti devastanti maggiori, sia un chiaro segnale non solo nei confronti dei cittadini, ma anche dei capetti di quel paese del Brindisino. In poche parole hanno voluto dimostrare che non si faranno problemi a colpire anche i ragazzi per il potere e hanno utilizzato il passaggio di Libera per avere una cassa di risonanza nazionale, adesso tutti sanno chi è arrivato.

Termino dicendo che il mio pensiero va agli altri ragazzi e ragazze investiti dall’esplosione e che in questo momento stanno lottando. Sono con voi e sono con lo Stato che nei prossimi giorni dovrà darci risposte a questi fatti e ce li darà.

Ragazzi resistete e fate vedere che non vi piegheranno.

Simone Colasanti

5 commenti Aggiungi il tuo

  1. Mind the Gap ha detto:

    Il mio pensiero va, oltre alla povera Melissa Bassi, ad un carissimo amico di Mesagne che rivive brutte sensazioni che pensava fossero superate. Forza Melo la giustizia alla fine vincerà.

  2. mino ha detto:

    Hai scritto un commento molto affrettato, come fa tanta gente…che espone le proprie idee, senza capire davvero se è giusto ciò che sta dicendo. Proprio perchè, non è stata la scu a fare qell’orribile e indegna strage, ma come si è scoperto poco dopo…. solo grazie ad indagini svolte da professionisti, che l’autore era una persona….. (qualsiasi).Quindi…. prima di fare delle conclusioni affrettate e sbagliate….. impara ad essere certo di ciò che dici… e questa certezza la si può avere solo quando si hanno delle prove e riscontri veri. Tutto quà !!!

  3. Mind the Gap ha detto:

    Ciao Mino , quando scrissi mi misi d’accordo con il “caporedattore” che avrei pubblicato questo pezzo ugualmente assumendomi la responsabilità, e nei giorni che le indagini sono andate avanti ho voluto mantenere il pezzo perché era giusto così per la correttezza nel confronto di coloro che fino a quel momento lo avevano letto e pubblicato nelle loro pagine.
    Come hai scritto te ho esposto una mia idea e uno dei motivi per cui noi del blog scriviamo è che, prendo dalla sezione “Chi siamo?”, “Trattiamo temi senza appagarci di risposte facili e scontate”. Di solito io tratto argomenti diversi da questi, ma ho voluto battere una pista e ho presentato delle prove a sostegno della mia tesi con cui ho tratto delle conclusioni; in poche parole ho dato un’opinione, se poi è sbagliata credo che sia la conseguenza e il rischio di esprimere un pensiero liberamente, come facciamo tutti noi te compreso ogni giorno, senza ambizioni di volere la certezza a tutti i costi (almeno non è nei miei obiettivi).

  4. mino ha detto:

    Ho capito quello che vuoi dire, ma quando ci sono fatti così gravi è molto importante dare delle notizie giuste, o almeno saper ipotizzare, andando contro chiunque, ma sempre con dignità e senso di giustizia VERA, dato che non vi era certezza ancora sull’ accaduto. Una persona può far parte di un giornale… esser un magistrato… un uomo delle forze dell’ ordine.. ecc ecc. Ma quando ci si trova di fronte ad un azione così efferata e meschina… si deve andare molto cauti prima di dare un giudizio e si deve dare una quanto e più giusta verità possibile. E questa verità deve partire innanzitutto, proprio da chi fa il tuo lavoro; dai magistrati; da uomini delle forze dell’ ordine, ed infine… dai cittadini coscienziosi ! Non è un rimprovero, ma questo messaggio… è per far capire che, a chi fa il nostro lavoro… poliziotto, o giornalista… Ha il dovere di essere veritiero nei confronti dei cittadini ! Io la penso così, perché per il senso di giustizia, verità e del dovere sino in fondo… sono morti tanti uomini.
    Tra cui… giornalisti.. magistrati.. e uomini delle forze dell’ ordine. Ciao da Mino

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